Come diceva il mi’ nonno: “colla virtù de’ hàvoli, si scaccia tutti i diavoli“.
Il problema è che si sente subito e assai: entrando nel palazzo risulta ovvio che “oggi da’ Bonacchi si mangia ‘l cavolfiore bollito“. Ma va cotto a puntino: deve risultare cotto ma croccantino, non spappolato, il che non è facile.
In ogni caso un cavolfiore è grosso, e i Bonacchi sono due. Quello che avanza… si fa fritto, la sera dopo o la sera dopo di pòi, perché, come diceva il mi’ nonno: “amore ritornato e cavolo riscaRdato, un furon’ ma’ bòni“. E allora va “gastigato” un po’:
– in una terrina si mette un uovo, un pizzicotto di sale, noce moscata (qb, se piace), e si sbatte bene. Si aggiunge una presa o due di farina (del tipo 0, quella per la pasta fatta in casa che quella doppio 00 fa troppo pacciume), si mesocola bene e ci si aggiunge il cavolfiore, (di ieri) spiaccicandolo con la forchetta e mescolando bene il tutto.
Poi si aggiunge una bella grattata di Parmigiano (o Grana). Rimescolare spiaccicando con la forchetta. Se c’è tempo di farlo riposare una decina di minuti è anche meglio. Viene fuori un pappone quasi sòdo che va preso a cucchiaiate e messo nel pan grattato che avremo abbondantemente posto in un piatto. Si ricopre la cucchiaiata di pappone con altro pan grattato e poi con delicatezza si prende tra due mani (facendo cadere via tra le dita il pan grattato in eccesso) e si spiaccica questo impasto piuttosto morbido affrittellandolo, (meglio più sottile che tipo a polpetta). Ci si impiastriccia le mani, è ovvio, ma si mette subito nell’olio facendo attenzione a non bruciarsi.
L’olio deve essere caldo ma non a gasse alto!! È importante che l’olio non superi temperature nocive, friggere con molta pazienza a gasse basso, mi raccomando. Quello che ieri era “puzzo di cavolo”, oggi diventa “profumino di cavolfiore fritto”.
Far dorare le frittellozze di cavolfiore e mangiarle possibilmente tiepide, ma son buone anche fredde!!!
Bagnare con del chianti non troppo giovine.
E buon appetito, piatto pulito.