Dedicata ad Elena (la Zarina), recentemente “Dottoressa”, per noi “L’Ambasciatrice”.
Per fare i crostini toscani, anzi gRóstìni alla toscanaccia, ci voglioni i fegatini di pollo. Ci si dovrebbe mettere anche un po’ di milza, ma io uso le vaschette dell’Esselunga (fegatini e cuoricini di pollo) e la milza un ce l’ho mai messa, ma prima o poi provo. Ah, il sapore della milza è piuttosto forte, per cui mi dicono “pochina”.
I fegatini di pollo vanno guardati bene, che se ci fosse rimasto del fièle va tolto tutto e anche un po’ intorno, ma di solito non succede.
Si prende un bel cipollotto, bianco se ce l’avete, sennò va bene anche rosso, si taglia fino fino fino e si mette a soffrire lentamente nella padella col culo grosso e un fondo d’olio.
Nel frattempo si preparano gli ingredienti ma, a parte, si mette subito una pentola con l’acqua ‘acciddulla’ (con du’ ci, du’ di e du’elle, perché la ricetta dei crostini toscani a me me l’ha data una sarda: grazie Anna!) ovvero acqua con il succo di un limone strizzato dentro. Quando bolle ci si mette i fegatini e si fanno sbollentare un po’, fanno la schiuma che va levata e diventano chiari.
Quindi si tira fòri: una manciata di capprei, 3-4 cucchiai belli colmi (se per caso un ce gl’avete bussate alla vicina che ve li presta – grazie Laura ‘prof.’), dipende da quanto vi gàrbano i capperi ma nei crostini ci vògliano, l’acciugato (o pasta d’acciughe), un bel bicchiere di vinsanto bòno, un bicchiere di brodo (io lo fo con un dado e poi aggiungo un po’ d’acqua, un’altro mezzo bicchiere), prezzemolo tritato, sale e pepe per “drogàre” il tutto, una scorzetta di limone (che andrà poi va levata), noce moscata.
Quando s’è preparato gli ingredienti, di sicuro il cipollotto è appassito e i fegatini-cuoricini schiariti e sbollentati, allora si scolano bene e si buttano nel tegame col cipollotto, si alza il gasse e si fa riprendere il bollore e si aggiunge il vinsanto a svaporare (fa un bel sccccccccc con un gradevole profumino) e ci si mette la buccetta di limone, lunga due falangi, fina fina senza bianco. Se il vin santo era troppo se ne beve un sorso che poi i grostini vengono anche meglio.
Evaporato il vinsanto si aggiunge il bicchiere di brodo (dado nel bicchiere quasi pieno nel microonde appalla per 2 minuti) e un altro bicchiere quasi pieno di acqua bollente o calda assai.
Come ripiglia il bollore si aggiungono i capperi, una cacatina di pasta d’acciughe (un par di centimetri) e si leva il limone. L’Annina ci mette anche una ca’atina di concentrato di pomodoro, io però un ce l’ho mai messa, prima o pòi provo.
Si mette a gasse medio, si sala e pepa quanto basta, un pizzichino di noce moscata, e poi mezzo coperto e un po’ anche coperto, e si fa còcere.
Quasi a fine cottura, mezz’ora quaranta minuti, si mette il prezzemolo e si fà finì di còcere.
Ora viene la parte noiosa… Bisogna passare il tutto col passino fino!!!
Certo, dopo quell’impastino si pòle congelà in piccoli contenitori di varie misure, così si preparano poi in un attimo: si prende la “dose” di grostini e si mette nel microonde congelata, un minuto capovolta, 30 secondi poi rigirata a diritto. Si aggiunge un po’ di olio di oliva (mi raccomando, Vezi’olio o equibollente), quanto basta per fare un impasto morbido, duttile e smpalmevole, e i crostini sono pronti per essere spianati sul pane tostato!!!
C’è una variante che gàrba al mì’ figliòlo: si mette poco olio e un po’ di maionese, (pé la maionese la ricetta c’è su guesto blogghe!). Per chi gàrba la maionese va bene anche sopra, si mette in un saccapoche (va benissimo un sacchettino da congelatore bucato in fondo) e si fanno le caàtine decorative sopra!
Oh, n’avrò fatti dieci chili, un c’ho una foto dei grostini toscani alla Melrose…
Ah, no, n’ho trovate un paio: grostini toscani, ovvero crostini toscani ma più “alla Melrose”.